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CHI SIAMO

Agli inizi degli anni 30, per un abitante di un paese, posto tra la pianura e le Prealpi, non doveva essere facile frequentare con una certa assiduità la montagna, i mezzi per arrivarci erano pochi e il tempo libero ancora meno. Andare ai Resinelli in estate per arrampicare in Grigna o ad Artavaggio, in inverno per sciare, richiedeva qualche ora di viaggio con i mezzi pubblici di allora, se non addirittura in bicicletta, e poi almeno un paio d’ore di cammino, questo solo per giungere al punto di partenza. Occorreva passione, molta passione, cosa che non mancava a quel gruppetto di rovellaschesi, da qualche tempo iscritti alla sezione di Desio del Cai, assidui alle gite organizzate da quella sezione; costoro decisero di dare vita anche a Rovellasca ad una succursale del Cai. Grazie all’interessamento del Cav. Carugati, che divenne primo reggente, e all’incitamento dei dirigenti della sezione di Desio, fu fondata la Sottosezione di Rovellasca.

Come già detto, andare in montagna era una bell’avventura, ed era, per forza di cose, limitata alle montagne vicine, l’alta montagna era lontana e solo pochi potevano permettersi brevi periodi di ferie, per potersi cimentare con essa, e allora ecco le gite sociali o gli accantonamenti estivi, questi permettevano a molti di cimentarsi con le cime più famose delle Alpi. Ortles, Bernina, Disgrazia, sono i gruppi più frequentate senza però dimenticare il Bianco, il Rosa, il Cervino.

Intanto la Sottosezione fa proseliti fra i giovani e pian piano aumenta il numero dei soci.

Nel 1940 scoppia la guerra, molti rovellaschesi, e tra loro parecchi soci, sono chiamati alle armi, chi rimane ha altri pensieri e la passione per la montagna è accantonata.

Ma anche le cose peggiori hanno una fine, e nel 1945 il conflitto finisce. Tornano i superstiti, si comincia a ricostruire e così, piano piano, rinasce la voglia di ritornare in montagna.

Sempre su incitamento da parte dei dirigenti della sezione di Desio, si pensa di ridare vita alla Sottosezione.

Artefice della rinascita del Cai è il Cav. Peppino Campi. Dotato di una grande passione per la montagna, mette a disposizione le proprie capacità, dividendo l’impegno tra il Cai e la locale associazione degli Alpini; nella Sottosezione assumerà la carica di reggente, carica che manterrà, salvo brevi periodi per almeno trent’anni. Quando poi lascia definitivamente la carica, per motivi d’età, viene nominato per acclamazione, dall’Assemblea dei soci, Reggente Onorario.

Il Cav. Campi è stato anche la memoria storica della Sottosezione, infatti, se possiamo avere una cronistoria di buona parte della vita del nostro sodalizio, è grazie ai suoi scritti, siano essi discorsi pronunciati occasione ufficiali o articoli pubblicati, in varie occasioni, sui bollettini interni, ma anche sulle pagine della stampa locale; scritti che non si stancherà mai di far pervenire ai dirigenti fino a poco tempo prima della sua scomparsa.   

Attorno a lui si radunano gli anziani superstiti e le nuove leve e si ricomincia; gite sociali, serate con i più noti nomi dell’alpinismo di allora, consolidano la compagine sociale, che fa proseliti anche nei centri vicini.

Per motivi logistici la Sottosezione passa alle dipendenze della sezione di Saronno, per un paio d’anni, per poi passare a quella di Como.

Intanto cambiano i tempi, la mobilità individuale diventa sempre più diffusa e c’è più tempo libero a disposizione, raggiungere le vallate alpine, anche le più lontane, diviene sempre più semplice, questo favorisce la frequentazione della montagna ad un numero maggiore di persone. In quegli anni si assiste ad un consistente incremento dei soci e dell’attività sociale, sia individuale che collettiva.

Nel 1963, in concomitanza col centenario del Cai, si festeggia il trentesimo della Sottosezione, quell’occasione è celebrata alla grande, una dozzina di gite, tra le quali la salita, in inverno, al Pizzo dei Tre Signori, per la collocazione di una targa ricordo, e con alcune serate con famosi personaggi dell’alpinismo di allora, memorabile quella con Walter Bonatti.

Il 1965 segna una data importante per la Sottosezione, il 13 giugno, alla presenza di un considerevole numero di persone, salite ai Piani di Artavaggio per l’occasione, è inaugurata la “Ca’ Rovellasca”, nata dall’iniziativa di alcuni soci, abituali frequentatori di quelle piste sciistiche, che dopo un paziente lavoro di ripristino, quello che era un rudere diventa un accogliente rifugio a disposizione di tutti coloro, soci e non, con la voglia di qualche giorno di tranquillità fra i monti.

In quegli anni, grazie all’iniziativa di un affiatato e attivo gruppo di soci, sono organizzate, con cadenza annuale, delle gite escursionistiche per i ragazzi delle elementari, iniziativa che si ripeterà per parecchi anni.

Intanto il numero dei soci continua a crescere, sfiorando il centinaio, mentre la frequentazione della montagna cominciano a differenziarsi; infatti grazie alla proliferazione degli impianti sciistici, si incrementa il numero degli sciatori, è di quel periodo la nascita, all’interno della sottosezione, di un gruppo sciistico, lo “Sci Cai” con emblema un’asinello sciante, è questo il nucleo originario, che, alcuni anni dopo, a seguito di contrasti con la dirigenza della Sottosezione, staccandosi dal Cai danno vita allo “Sci Club Rovellasca” che svolgerà la propria attività per diversi anni.

Il 1977 è segnato dalla tragedia, scendendo in doppia, precipita dal Fungo, in Grignetta, Gianni Pozzobon, dinamico socio della sottosezione.

Nel 1980 per una serie di motivi logistici, tra l’altro una certa freddezza nei nostri confronti da parte della dirigenza della sezione di Como, la sottosezione chiede ed ottiene dalla Sede Centrale, l’autorizzazione al trasferimento alle dipendenze della sezione di Saronno.

Nel 1983 è festeggiato il cinquantesimo della fondazione, gite, manifestazioni, tra le quali una ai Resinelli, con la partecipazione di dirigenti del Cai e personaggi dell’alpinismo lombardo, Riccardo Cassin tanto per citarne uno. Di quei giorni rimane nel nostro archivio e nella biblioteca di qualche socio di allora, un opuscolo appositamente edito e frutto del lavoro di un paio di soci.

Nel corso degli anni cambiano molte cose, persone e interessi, pur rimanendo il numero dei soci piuttosto consistente, diminuisce il seguito alle vicende della Sottosezione, c’è sempre più difficoltà nell’organizzare manifestazioni o gite, anche se a titolo individuale l’attività è sempre intensa.

Nel 1990 viene a mancare il Cav. Sassi, proprietario della baita, gli eredi intendono cedere l’immobile, e alla sottosezione si impone una scelta, sfruttare la prelazione e acquistare l’immobile o lasciare tutto? Dopo anni di lavori abbandonare sembra assurdo, ma nel contempo la Sottosezione non possiede le caratteristiche legali per acquisire un immobile. La soluzione viene trovata con l’istituzione di una cooperativa immobiliare, la GECAR, la quale acquisirebbe l’immobile affidandolo in comodato alla sottosezione, ma la costituzione della cooperativa e soprattutto trovare i fondi necessari non è uno scherzo, molti soci aderiscono all’iniziativa, ma i soldi non bastano. Grazie all’entusiasmo del sig. Italo Dell’Acqua, che si impegna in prima persona a convincere, anche bussando alla porta di casa, diversi rovellaschesi non soci, a sottoscrivere quote della cooperativa finalmente si raggiunge la cifra necessaria e la Gecar diventa una realtà.

Per almeno una ventina d’anni la Ca’ Rovellasca diventa la  meta preferita di molte famiglie e di molti giovani, specialmente nei mesi invernali per la pratica dello sci; in alcuni periodi si assiste ad un vero affollamento, significativi sono alcune liti per accaparrarsi la priorità per il periodo di capodanno.

Poi, come per tutte le cose, inizia il declino, la struttura richiede interventi di ristrutturazione, ma non ci sono soldi, la diffusione dell’auto permette di raggiungere mete più apprezzate, così si assiste ad una graduale disaffezione, accentuata negli ultimi anni dalla mancanza di neve e dalla chiusura degli impianti di risalita.

Per ovviare alle difficoltà finanziarie della Gecar, viene presa una decisione piuttosto impegnativa: la Sottosezione si trasforma in sezione in modo da avere quella personalità giuridica che gli permetterà di acquisire l’immobile, così il 1° gennaio 2001 il Cai di Rovellasca continua la propria storia, con una diversa veste.

Inizia un periodo di vicissitudini, soprattutto burocratici, che impegnano la pazienza dei dirigenti della Sezione. Chi ha seguito le vicende della sezione negli ultimi anni è a conoscenza di questi eventi, che purtroppo non hanno portato a nessun risultato. Questo ha indotto la dirigenza della Sezione ad una decisione sofferta ma inevitabile, quella di mettere fine alla gestione della Ca' Rovellasca. Un pezzo di storia della Sezione e di Rovellasca che viene a cessare.

Intanto sia l'attività sociale che il numero dei soci, negli ultimi anni ha avuto un incremento più che soddisfacente, grazie anche alla attività invernale con le racchette da neve, ha portato un nuovo impulso alla vita della Sezione. L'entusiasmo di diversi soci hanno trasformato la loro passione in nuove ed interessanti iniziative.

 

In questo scritto viene fatta una breve cronistoria della vita della nostra associazione fatta di vicissitudini positive e negative, di periodi esaltanti e di sconforto, di eventi di grande soddisfazione o di grande delusione.

Occorre però leggere tra le righe, e così leggiamo di persone che si sono avvicendate negli anni alla guida della sezione, dedicando parte del loro tempo libero al Cai. Ma leggiamo anche di persone, pervase di passione per la montagna, che hanno frequentato, ognuno secondo la propria abilità, con passione, umiltà e rispetto, molto spesso tramandando ai figli questa loro passione, permettendo al Cai di Rovellasca di rinnovarsi continuamente e perpetrarsi nel tempo, fino ai nostri giorni.    

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